Fino a poco tempo f, il valore del lavoro delle persone era molto chiaramente legato al valore degli oggetti che venivano prodotti con quel lavoro.
Il valore di un vestito, o di un alimento, o di un mobile, e quello della maggioranza degli oggetti, sono derivati dal costo dei materiali utilizzati, e dal lavoro necessario per produrli.
Chiunque avesse avuto bisogno di tali beni, avrebbe dovuto rivolgersi (in modo più o meno diretto) al produttore e pagare per il valore di quel bene.
Il costo dei materiali e della lavorazione rendono (ancor oggi per molti beni) non convenienti altre vie (ad esempio la produzione in proprio del bene).
Oggi invece, gran parte dei lavoratori è impiegata nella produzione di beni immateriali o di servizi.
Il legame tra il valore di questo tipo di prodotti, ed il lavoro che è stato necessario per realizzarli non è altrettanto indissolubile.
È chiaro che il valore di un programma per computer, dipende dal lungo lavoro di programmazione, ed è molto diverso dal valore materiale (pochi centesimi) del disco su cui viene registrato, ed attraverso cui viene distribuito.
Sarebbe ingiusto che qualcuno, semplicemente copiando il dischetto (spesa insignificante), potesse disporre degli stessi strumenti e vantaggi (l'utlizzo di un programma) rispetto a chi quegli strumenti li ha prodotti con grande dispendio di tempo e lavoro.
Queste considerazioni sono particolarmente evidenti per i programmi dei computer, ma sono altrettanto valide per la musica che ascoltiamo, per le informazioni contenute in un libro, le informazioni fornite da un giornalista, da un brooker assicurativo o da un'agenzia turistica.
È per questo che sono state create in tutto il mondo delle normative per difendere il valore del lavoro intellettuale dell'autore di beni immateriali.
Credo che le norme per la tutela dei diritti d'autore siano indispensabili ed importantissime per difendere e consentire l'esistenza di professioni molto utili.
Attualmente le società che producono software commerciali difendono i loro diritti d'autore in 2 modi:
Su questi argomenti si potrebbe essere tutti d'accordo (tranne che forse sarebbe giusto che gli acquirenti potessero conoscere gli "ingredienti" con cui è fatto il programma che hanno pagato).
Nel mondo del software, però, si sono verificate delle condizioni originali e particolari, per cui queste norme sono venute a penalizzare fortemente gli utenti dei programmi a vantaggio delle maggiori società di software mondiali.
Tutto sta diventando un flusso di dati digitali:
Nel lavoro, con lettere, fogli di calcolo, disegni tecnici, archivi di dati, corsi di aggiornamento su CD, enciclopedie elettroniche, ecc...,
Nella vita privata con foto digitali, CD, MP3, DVD, filmati digitalizzati, ecc.
Per utilizzare tutti questi dati dipendiamo da qualche tecnologia.
Mentre un libro od una foto sono utilizzabili senza alcun dispositivo tecnico, una lettera scritta con Word, una presrentazione di diapositive realizzata con Power Point, un e-book, la vostra costosissima enciclopedia su CD, o i vostri scatti digitali no.
Siamo dunque dipendenti dalla disponibilità di strumenti che "leggano" questi dati e li presentino in una forma utilizzabile.
Se non possiamo suonare i nostri CD, o vedere le nostre foto, è come non averli.
Non servono cataclismi che ci riportino all'età della pietra per non avere più a disposizione gli strumenti che leggano questi dati.
È già successo per i dischi in vinile, le audiocassette, i formati dei nastri dei videoregistratori, ed accade quasi ogni anno per i files prodotti con microsoft office: basta che cambino i formati di registrazione dei dati.
Le società di software hanno capito il potenziale "ricattatorio" dei formati di registrazione dei files.
Questi formati, invocando le leggi sul copyright e la tutela dei diritti d'autore, vengono mantenuti segreti, e vengono anche modificati di frequente.
In questo modo le altre ditte di software non possono produrre programmi in grado di leggere e scrivere dati salvati con quel formato.
Attualmente abbiamo una triade di formati (Word, Excell, Power Point) che dominano ampiamente il mercato e sono tutti di un'unica società (Microsoft).
L' utente non ha scelta: se vuole leggere i propri documenti, deve usare quel determinato software, costi quello che costi, ed indipendentemente dalle altre funzionalità del programma.
È come se qualcuno, dopo aver costruito e commercializzato una macchina da scrivere, invocando le leggi sul copyright, volesse riservarsi dei diritti, non sui meccanismi che consentono la stampa dei caratteri, ma sull'alfabeto utilizzato per scrivere le vostre lettere, e perfino sulle lettere stampate con quella macchina.
Io credo che le lettere o i libri dovrebbero essere leggibili da tutti, indipendentemente dalla macchina da scrivere utilizzata.
Vi siete chiesti che cosa faccia i più o meglio per voi l'ultima versione di MS-Office, rispetto a quella del 1990 che occupava poche decine di MB e funzionava velocemente su vecchi PC con CPU 486, 8 MB di RAM, e con Windows 3.11?
Probabilmente la differenza principale sta nella capacità di leggere i file registrati nei nuovi formati Word, Excell, Power Point.
Perché avete cambiato la vostra vecchia versione di Windows?
Probabilmente non per necessità, ma perché la licenza della vecchia versione non vi consentiva di installarlo sul vostro nuovo computer, o perché il nuovo computer era incompatibile con la vecchia versione.
Avete bisogno della nuova versione di Office per leggere i files Word, Power Point, Excel che vi vengono spediti per lavoro, da amici, o che potete prelevare perfino sui siti internet di molte ditte e perfino dei Ministeri?
Allora dovrete acquistare anche una nuova licenza per Windows perché il prossimo Office funzionerà solo con Windows 8.
E le nuove licenze di Windows sono a tempo, e sono revocabili
In sostanza se usate Windows e Office (acquistati regolarmente), Microsoft può legalmente decidere di bloccare l'accesso ai vostri dati e chiedervi un pagamento per restituirvelo.
La prossima versione di office includerà un nuovo sistema di sicurezza per i documenti che consentirà la lettura, la modifica o la stampa solo ad utenti specifici e per un determinato periodo di tempo, e che renderà questi documenti completamente inaccessibili anche per i programmi che ora riescono in qualche modo a farlo (OpenOffice.org, LibreOffice, Star Office, KOffice, Abiword, ed altri).
Questa situazione è potenzialmente devastante per il libero mercato, consentendo ad una società di imporre prodotti di qualità inferiore ad altri, e a prezzi più elevati, in virtù di un monopolio in un altro settore (quello dei formati).
L'alternativa a questa situazione già esiste e si chiama software libero.
Questo tipo di software comprende già sistemi operativi (linux), programmi per ufficio (OpenOffice, Star Office, KOffice, Abiword), browser internet ( Mozilla), programmi di grafica ( GIMP) e moltissimo altro ancora, e sono disponibili per diversi sistemi operativi.
Il confronto sugli aspetti tecnici sulle funzionalità e le prestazioni (anche a livello grafico) tra software libero e quello chiuso è ormai superato.
C'è ben poco (soprattutto nelle applicazioni per ufficio) che non si possa fare utilizzando software libero.
Il dominio del software chiuso su quello libero credo dipenda principalmente dalla conoscenza dell'alternativa possibile, e dalla diffusione dei formati proprietari di salvataggio dei files.
Per tutte queste ragioni credo sia indispensabile utilizzare formati pubblici, supportati da più società di software e preferibilmente definiti da standard internazionali.
Per questo è bene rifiutare licenze che stabiliscono un limite di tempo o di spazio alla fruibilità dei nostri dati, e ci obbligano a concedere a terzi l'accesso ai nostri dati.
È questo l'unico modo per poterci garantire l'accesso in futuro ai nostri stessi dati, per consentire a noi ed ai nostri figli di poter vedere le proprie foto, suonare la propria musica, o leggere un testo senza sottostare alle invenzioni più strane di una società monopolista.
È un dovere morale in particolare per coloro che custodiscono informazioni altrui, come le amministrazioni pubbliche, gli avvocati, i medici, ecc.
È una scelta da fare oggi, anche a costo di qualche sacrificio per evitare di trovarci in un prossimo futuro in una gabbia creata grazie anche alla nostra immobilità.
La prossima volta che dovete inviare un documento come allegato alla posta elettronica convertitelo in formato .html, o .pdf, o .txt o .rtf.
Anche questa è una piccola azione che può migliorare il mondo in cui vivremo domani