È migliorata la nostra alimentazione negli ultimi decenni?
Credo che l'industria alimentare abbia apportato dei notevoli cambiamenti nella nostra alimentazione.
Disponiamo più facilmente di una grande varietà di alimenti, possiamo conservarli più a lungo, possiamo preparare un pasto molto più rapidamente (forni a micro-onde, cibi prelavorati, ecc.).
Mi sembra però che, nonostante i controlli e le normative che devono essere rispettate dall'industria alimentare, non sia aumentata la sicurezza degli alimenti che utilizziamo.
Pochi decenni fa, quando le mozzarelle venivano conservate il latte senza confezioni in una vasca aperta, quando la carne veniva tagliata (magari senza indossare guanti e cappello) assieme all'acquirente, ecc., non si pensava che alimenti fondamentali come pane, acqua, olio, burro, ecc., potessero essere avvelenati.
Oggi tutti si chiedono cosa si possa mangiare e bere.
Si scopre che l'acqua minerale contiene più veleni di quella dei rubinetti di casa, che le carni bovine possono provocare l'encefalopatia spongiforme, che le altre carni sono piene di antibiotici e di ormoni, che l'olio d'oliva contiene oli di semi vari, che si può trovare la tossina botulinica nelle scatole di conserva o di ricotta, che i formaggi campani possono essere fatti con latte in polvere olandese, che il concentrato di pomodoro viene fatto solo con con le bucce, ecc.
Solo pochi decenni fa mio padre ha imparato a nuotare in Adige nei pressi di Rovigo (nel tratto finale del corso del fiume).
Mio nonno accompagnava mia madre ed i miei zii a praticare sci nautico sul Po.
Ora la totalità dei grandi fiumi italiani è inquinata, come la falda acquifera che si estende per tutta la pianura padana.
Nei bellissimi laghi di Mantova è da anni proibita la pesca per le elevate concentrazioni di metalli pesanti che pare siano stati immassi da un grosso stabilimento petrolchimico locale.
Il fiume Sarno in Campania pare sia il fiume più inquinato in Europa per via degli scarichi delle industrie (soprattutto conciarie). Le esalazioni che emana mortificano gli abitanti delle cittadine che attraversa. Eppure la sua acqua raggiunge le coltivazioni di ortaggi lungo le sue sponde, e c'è perfino chi pesca alla sua foce.
I costi, il rischio di perdere posti di lavoro, e di procurare danni all'economia dello stato, pare rendano insostenibili gli interventi per rimediare
La bonifica del bacino del Lambro (al quale affluiscono gli scarichi di metà della Lombardia) era finanziariamente coperta negli anni '70, ma venne sabotata per consentire il mantenimento del controllo delle acque da parte dei poteri locali. Oggi il progetto è stato abbandonato, e Milano (la seconda città italiana) non ha ancora un depuratore.
Chi non rimane attratto, o quantomeno incuriosito, dai nuovi modelli di auto che vengono continuamente immessi sul mercato?
Sono sempre più sofisticati e tecnologici. Motori a 16 valvole, turbocompressi, a gasolio con iniezione diretta, trazione integrale, velocità di punta che superano i 150 km/h già per le vetture più piccole, dispositivi elettronici per il controllo della trazione, della stabilità, della frenata, aria condizionata, servomeccanismi che memorizzano le posizioni dei sedili e degli specchietti, ecc.
Ma tutti questi prodigi che cosa ci procurano?
La maggior parte di noi trascorrono parecchie ore della giornata in auto per andare a lavorare a parecchi chilometri da casa (magari la stessa cosa si poteva svolgere a pochi metri da casa)
Si sono moltiplicati gli spostamenti inutili (es. per prendere un gelato dall'altro lato della città o nel paese a 20 m da casa).
I veicoli sono così numerosi che il traffico consente di procedere a velocità inferiori a quelle di una bicicletta.
Una volta arrivati non si sa dove parcheggiare.
Ogni anno muoiono o rimangono menomate negli incidenti stradali migliaia di persone.
Le emissioni inquinanti dei veicoli avvelenano l'aria, pare provochino l'effetto serra, e le piogge acide, pare che siano responsabili anche dei cambiamenti climatici in corso (avete notato che da anni non nevica più in montagna?).
E quali rimedi vengono presi in considerazione?
Non la riduzione del traffico su gomma che rappresenta un'importante voce nell'economia del paese.
Non la riduzione dei trasporti di merci sulle strade: su di essa si basa tra l'altro l'attuale tendenza a ridurre od eliminare i magazzini merci, per aumentare guadagni e ridurre rischi commerciali.
Non la produzione di veicoli più leggeri e meno assetati di carburante.
Non favorire altri mezzi di trasporto (la bicicletta è pericolosa e costringe a terribili inalazioni nelle code,, i treni sono carissimi, lenti e scomodi, ecc.)
Meglio vendere costose auto con motori di 5000 cc, tanto si mette il catalizzatore.
Meglio vendere un fuoristrada da oltre 50000 euro del peso di 3 tonnellate con 4 ruote motrici ed ogni altro ben di dio per trasportare nelle code in città una persona di 45-70 kg.
Meglio defiscalizzare le vetture a benzina di cilindrata superiore a 2000 cc e quelle a gasolio maggiori di 2500 cc visto che quelle più modeste potevano creare intralcio al traffico e rallentare le medie velocistiche sulle nostre strade.
Meglio fingere di risolvere tutto con qualche domenica senza auto piuttosto che penalizzare un mercato enorme.
Meglio costringere tutti a sostituire la propria auto con una più moderna costosa ed assetata ma con un favoloso dispositivo antinquinante che verrà presto superato
Meglio costruire altre strade e tangenziali
Se non si riesce a parcheggiare facciamo pagare il posteggio e magari il pedaggio per accedere alle città.
Quante libertà ci hanno dato queste auto !
Viviamo in un ambiente più sicuro?
Nel dopoguerra si fece larghissimo uso dell'amianto, per le facciate ed i tetti degli edifici, nei rivestimenti dei treni, come materiale ignifugo e nei materiali per gli apparecchi frenanti.
Ora si scopre che è un materiale altamente cancerogeno, ed andrebbe rimosso e sostituito.
Ma oltre ai costi c'è il problema di come eliminare questi materiali.
Le società elettriche hanno coperto il territorio con linee elettriche ad alta tensione; vengono costruite reti per telefoni cellulari sempre più numerose, potenti,ed a banda larga in grado di mettere fuori uso le apparecchiature di controllo degli acquedotti su cui vengono installate; ci sono emittenti radio (ad esempio Radio Vaticana) che si possono ascoltare dal citofono di casa, o dalle casse audio di un computer spento.
Ma questi campi elettromagnetici possono provocare anche cancro e leucemie?
Pare non si sappia nulla di preciso.
Si sa invece che interrare i cavi elettrici sarebbe molto costoso.
Abbiamo veramente bisogno di reti cellulari che ci consentono di vedere i films sul telefonino?
Abbiamo veramente bisogno contemporaneo di reti cellulari TACS, GSM 900 MHz, GSM 1800 MHz, UMTS, e magari duplicate per varie società che forniscono lo stesso servizio?
Anche in questo caso non ne sono convinto, ma è certo che dal traffico telefonico delle reti cellulari dipendono fatturati ingentissimi.
Secondo alcuni, le centrali nucleari sono l'unico sistema per poter produrre vantaggiosamente la corrente eletrica necessaria nelle civiltà tecnologiche.
Eppure hanno dimostrato praticamente, e più di una volta la loro pericolosità.
La possibilità di incidenti incontrollabili è già stata dimostrata dai fatti.
Le scorie radioattive rimangono pericolose per migliaia di anni, e nessuno sa bene come vengono eliminate, né se i sistemi scelti forniranno delle garanzie per dei tempi così lunghi.
È giusto che uno stato possa decidere autonomamente di utilizzare il nucleare esponendo a rischi indesiderati anche le popolazioni degli stati vicini, e numerosissime generazioni successive.
È veramente così irrinunciabile produrre grandi quantità di energia per l'industria?
E dell'uranio impoverito della NATO? Nessuno sa nulla.
Stati Uniti, Inghilterra, e Giappone, i pasi che producono la maggiore quantità di gas tossici o dannosi, nelle conferenze internazionali si oppongono ai provvedimenti per ridurne l'immissione nell'atmosfera.
G. Bush, il presidente degli Stati Uniti, la più grande potenza economica e militare del mondo, non è disposto ad accettare alcuna regola internazionale: è contro la limitazione dei gas industriali prevista dal trattato di Kyoto, è contro la limitazione del nucleare, e guidica più importanti gli stabilimenti industriali petroliferi rispetto ai parchi naturali in Alaska.
Le amministrazioni, soprattutto quelle dei cosiddetti paesi avanzati hanno accordato fiducia senza riserva all'industria in nome del progresso tecnico-scientifico ed economico, per produrre tutto quello che voleva e come voleva.
Nei dibattiti sulla mucca pazza, sull'inquinamento elettromagnetico, sull'uranio impoverito, nessuno sa riferire
gli effetti certi nel futuro, ed i rimedi sono così costosi economicamente, che vengono rimandati di continuo.
Si è sempre preferito favorire i buoni affari a breve termine piuttosto che considerare i rischi ed i costi ambientali, più o meno ben ipotizzabili.
Ed anche dopo che i buoni affari di ieri si sono rivelati pericoli mortali di oggi, si continua ad agire nello stesso modo, sotto gli occhi indifferenti di cittadini ed amministratori.
Isolare l'uomo dalle sue radici, dalla terra, dalle acque, dall'aria, dal lavoro con gli altri e per gli altri, equivale all'autodistruzione.
Il riconoscere questi errori per porvi rimedio diventa pertanto una necessità assoluta.
I nostri consumi ed i nostri numeri non sono compatibili con le risorse limitate del pianeta, e devono pertanto essere autolimitati.
Ma nessuno ha mai il coraggio di farlo o di pagarne il costo.
Ci sono già esperti che si sono impegnati nel mettere a punto dei modelli di sviluppo sociale ed economico, che tengano in considerazione le esigenze di conservazione e miglioramento dell'ambiente.
Il collegamento riportato qui consente visualizzare un diagramma che esemplifica uno di questi modelli.
Personalmente non avrei dubbi nel scegliere qualche piccola comodità in meno, qualche limite negli spostamenti o nei collegamenti telefonici, e qualche costo in più per poter mangiare alimenti più sicuri, respirare aria più pulita, nuotare senza paura nel fiume sotto casa, per godere lo spettacolo della natura che fiorisce invece di essere distrutta.