Su consiglio di un amico, abbiamo scoperto che ogni anno dal 25 aprile al 1° maggio si svolge una interesante e frequentatissima discesa del Tevere in canoa da Citta di Castello a Roma.
Ogni giorno si percorre una tappa in canoa, si pranza al sacco lungo il percorso, mentre alla sera l'organizzazione della manifestazione si occupa di fornire la cena ed una sistemazione per il campeggio notturno (spesso in palestre o circoli sportivi).
È stata un'esperienza piacevole ed interessante, di cui propongo di seguito il diario.
Arriviamo alle ore 11 all'arrivo della tappa ad Umbertide.
Bel parco alberato immerso nel verde.
Le fortificazioni in pietra del paese, e l'alto ponte stradale incorniciano il fiume all'arrivo.
Imbarco di Umbertide
Pranzo al sacco in riva al fiume, pisolo all'aperto, confezionamento delle cinghiette di chiusura del casco.
Primo test in canoa con le bambine su acqua piatta, interrotto da temporale.
Cena in un ristorante del paese.
Le bambine fanno amicizia con Anna (la figlia del presidente del comitato organizzatore della DIT Andrea Ricci), e con Valerio (autista del pullmino dell'organizzazione).
Passeggiata per il centro del paese alla ricerca di un bancomat, dopo aver speso tutti i contanti per l'iscrizione.
Giardini in centro molto animati da ragazzi giovani.
Gradevoli la piazza centrale e le viuzze limitrofe.
Prima notte in palestra.
Niente docce. Bagni molto al di sotto delle aspettative.
I fratelli Robert e Bruno Bini si distinguono come i peggiori russatori mai incontrati nella storia.
Bisogna essere molto rapidi a riporre materassini sacchi, a pelo, e borse in auto.
Colazione al bar. Acquisto in panetteria del necessario per il pranzo al sacco.
Alle 8 in punto la carovana si sposta all'imbarco.
Decidiamo di scendere con 2 canoe: Io ed Emma sul Prospector in legno, Giovanna e Francesca con quello in Kevlar.
L'auto viene portata alla destinazione intermedia a Ponte Pattoli (io ho intenzione di proseguire con la canoa più leggera fino a Ponte San Giovnni).
Nell'attesa dell'autobus che ci riporta alla partenza, buffa situazione di canoisti vestiti con mute e salvagenti, mentre fanno colazione al bar.
Alla parteza vento forte che mette in difficoltà Giovanna.
Bei campi gialli di fiori di colza.
Campi di fiori di colza
Trasbordo della diga di Umbertide
Purtroppo la festa finisce quando la loro canoa si rovescia dopo essersi infilata tra i rami lungo la riva in una rapida.
Da quel momento Giovanna viene persa dal panico all'idea di affrontare la minima increspatura del fiume.
Anche i movimenti diventano molto più rigidi.
Dopo un bagno vengono indossati i caschetti, ed i movimenti diventano più rigidi
All'arrivo a Ponte San Giovanni grande disorganizzazione: Giovanna e le bambine non sanno dove riporre le attrezzature, dove hanno lasciato i vestiti asciutti, ecc.
Dopo aver caricato le canoe e sistemato tutto, il resto del gruppo si è già avviato da tempo per la seconda metà della tappa; dovrò scendere anch'io in auto a Ponte San Giovanni.
L'arrivo è in un parco erboso ed alberato dove il Canoa Club Perugia ha allestito un banchetto per rifocillare i canoisti; ci sono degli ottimi panettoncini.
Francesca ed Emma dopo 2 giornate intense, di cui una piena di emozioni in canoa, sono crollate addormentate sui sedili della macchina.
Nel centro di Ponte San Giovanni, il fiume è attraversato da un bel ponte stradale in legno coperto, da un alto ponte ferroviario in muratura ad arcate, da una diga ed una serie di sbarramenti costruiti in corrispondenza degli edifici tuttora presenti, di vecchi mulini ad acqua.
La cena ed il pernottamento sono al circolo ARCI di Ponte San Giovanni. Un bel posto circondato da prati e giochi per i bimbi.
Ancora una volta non c'è la possibilità di fare la doccia.
Robert (Bini) (visuto a lungo in Gran Bretagna) scrive una filastrocca in inglese sul fiume per Francesca.
Row, row, row |
Rema, rema, rema |
Al risveglio Giovanna è distrutta e di cattivo umore.
Il suo materassino si è in parte sgonfiato, è talmnte indolenzita dalla discesa del giorno prima, che fa fatica ad alzarsi dal letto.
Comodo lavarsi e fare colazione nello stesso circolo ARCI.
Decidiamo di rinunciare alla discesa in canoa.
Prepariamo l'auto con calma, ed andiamo a visitare Assisi.
Ci lasciamo guidare dalle indicazioni del navigatore satellitare che ci fa attraversare meravigliose stradine di campagna.
La bella giornata, il clima e le fioriture primaverili, il gradevole panorama, le stradine del bel borgo collinare, i ritmi vacanzieri, e l'entusismo di Emma e Francesca, riconciliano Giovanna con il mondo e le fanno ritrovare il buon umore di sempre.
Basilica di San Francesco d'Assisi
Fiori ad Assisi
Oltre alle più note attrazioni turistiche visitiamo una mostra d'arte.
Francesca intavola una lunga discussione storico-artistica con il professore che la gestisce.
Prima del ritorno, camminando per le vie di Assisi, le bimbe discutono con degli artisti di strada, che avevano visto esibirsi con l'arpa in piazza durante la mattinata.
Gli artisti dui strada che hanno affascinato Emma e Francesca
Al pomeriggio ci spostiamo allo sbarco di Deruta.
Le bambine si addormentano ancora in auto.
Giovanna trova il tempo per leggere un suo libro nei prati.
Io mi posiziono sul ponte che attraversa il fiume, dove alcuni paesani aspettano l'arrivo delle canoe.
È l'occasione per ascoltare i racconti sul fiume dei vecchi del paese.
Un signore racconta che da giovane attraversava a nuoto il fiume per pochi soldi, per trascinare da una parte all'altra il legname che veniva raccolto.
Una signora ricorda come durante la guerra fosse costretta ad attraversare il fiume su una spaventosa passerella malferma.
Altri rimpiangono il tempo in cui le sponde del fiume venivano curate, tagliando la legna, ed il fiume era così pulito che molti andavano a nuotarci.
Per l'approdo, la pro-loco ha perdisposto un apposito scivolo.
Ciò nonostante molti canoisti hanno difficoltà a scendere dalla canoa ed alcuni "fanno il bagno" proprio alla fine della discesa.
Arrivo di alcune canoe a Deruta.
La sera viene trascorsa al centro sportivo di Deruta.
Mi dicono che si tratta di una tappa storica, ed all'interno del centro è stato predisposto un "museo della discesa del Tevere", che raccoglie articoli di giornale, riviste di canoa, libri, perfino canoe "storiche" ecc.
Il centro occupa un ampio spazio, con distese erbose, un'ampia area all'aperto pavimentata come una palestra (per pattinare, giocare a calcetto, pallacanestro, pallavolo), ed alcuni edifici bassi sono adibiti a cucina, mensa, bagni, ecc.
I gestori del centro ormai hanno un rapporto di amicizia personale con gli organizzatori.
Ci divertiamo a giocare con i monocicli, ed anche gli altri canoisti si cimentano con questo strano attrezzo.
Nazzareno: lo "sciamano"
Cominciamo ad essere rapidi ed organizzati nei preparativi.
Scendiamo tutti e 4 sul Prospector in Kevlar.
Prospector a pieno carico
Affollamento di canoe canadesi.
La conchiglia di un molluco che vive nel Tevere.
Arriviamo abbastanza presto e raggiungiamo la palestra dove dormiremo a Fratta Todina.
Anna è tornata a casa, ma Emma e Francesca ora si divertono a giocare con Elena, e la palestra offre un sacco di possibilità.
Ancora una volta apprezziamo il piacere di una doccia calda.
Nel pomeriggio andiamo con Giorgio a visitare Monte Castello Vibio.
Rimpiango di non aver portato la macchina fotografica.
E' un paesino costruito sulla sommità di un colle da cui si dominano le campagne della valle del Tevere. In questa stagione sono fantastiche. In lontananza si riconoscono perfino le nostre canoe lasciate lungo il fiume, pronte per la partenza della tappa seguente.
Da Monte Castello si ammira la campagna e la valle del Tevere
(foto dal telefonino)
L'ingresso di una casa.
(foto dal telefonino)
Alcune immagini del "teatro più piccolo del mondo"
(foto dal telefonino)
Siamo diventati così bravi ed organizzati che abbiamo perfino il tempo di andare a far rifornimento di metano all'auto, prima di raggiungere l'imbarco.
Anche oggi Giovanna si sveglia provata dalle fatiche canoistiche del giorno precedente e rinuncia alla discesa in canoa.
La tappa di oggi viene spezzata in 2 tratte, ed Andrea sconsiglia di affrontare anche la seconda a chi non si sente fisicamente preparato.
Percorriamo il primo tratto io e Francesca, mentre Giovanna ed Emma ci aspetteranno all'arrivo della tappa intermedia a Ponte Cuti, e sfrutteranno l'occasione per svolgere un po' di compiti di scuola.
Mentre aspettiamo il ritorno degli autisti che hanno trasportato le auto all'arrivo, la giornata un po' grigia evolve in una pioggia intensa e persistente, da cui si difendono meglio i canoisti tedeschi attrezzati di cappelli impermeabili dalla forma simile a quelli di Grisù (il draghetto pompiere dei cartoni animati).
Cappello antipioggia
Elena e Giorgio appena dopo lo sbarramento
Francesca bagnata fradicia
Mentra attraverso il ponte per caricare la canoa sulla macchina mi accorgo che poco più a valle c'è una rapida con alti ondoni.
Mi affretto a correre sulla riva armato di macchina fotografica per immortalare Jurg, che si esibisce con la sua canoa canadese pallonata da wild water nel suo ambiente ideale.
Ondone di Ponte Cuti
Marco in canadese sulle onde
Le prime vittime dell'ondone
Esibizioni di Jurg
Dopo esserci rifocillati con pizze e focacce acquistate prima della partenza, e dopo una bevanda calda a bar, ci avviamo in macchina verso Todi per una passeggiata insieme a Giorgio ed Elena.
Nel pomeriggio percorriamo in auto le belle gole del Forello, attraversate dal Tevere prima di raggiungere il lago di Corbara.
Quando arriviamo al campeggio sul lago, la giornata si è riaperta, e lo spettacolo è meraviglioso.
Il lago di Corbara ed i prati del nostro campeggio
Abbiamo appena il tempo di fare una breve visita al campeggio ed alla spiaggia del lago, prima di ripartire per una digressione eno-gastronomica nella tenuta agricola di Salviano.
Per raggiungerla dobbiamo percorrere una ripida strada sterrata che ci porta sulla sommità di una collina sulla sponda sinistra del lago.
Il gradevole edificio in muratura, con "sassi a vista" è stato costruito sulle rovine di un'antica villa romana, e consente di godere di uno splendido panorama a 360° sul lago e sulle campagne coltivate circostanti.
Panorama del lago di corbara, dalla tenuta Salvino
Foto di gruppo davanti alla villa Salviano
Cantine della tenuta agricola Salviano
Per la cena ci spostiamo a Civitella del Lago, un altro gradevole borgo collinare.
Ad attenderci ci sono il sindaco ed alcuni abitanti del paese, che sono orgogliosi di mostrarci il "Museo dell'ovo pinto".
Ogni anno in questa località si svolge a pasqua un concorso per premiare le più belle uova dipinte. Le migliori vengono poi esposte nel museo del paese.
Ci sono realizzazioni che toccano ogni tema, utilizzando le tecniche più disparate.
Alcuni "ovi pinti"
Il vino è quello prodotto nell'azienda agricola visitata poco prima.
Della cucina si sono invece occupati alcuni abitanti del paese.
La giornata inizia con un trasferimento in auto fino ad Attigliano, per superare le dighe che formano i laghi di Corbara e di Alviano.
Lasciamo le canoe sulla spiaggia lungo il fiume prima di portare le auto all'arrivo.
Al nostro ritorno molti "autisti" vengono presi dal panico!
Le canoe non si vedono più, e la spiaggia su cui erano state deposte è stata sommersa dall'acqua del fiume.
Per fortuna chi era rimasto alla partenza era riuscito a mettere al sicuro tutto il materiale.
Ancora una volta il fiume presenta un aspetto "selvaggio" immerso nel verde e scorre con numerose curve ai piedi di borghi costruiti sulla sommità delle colline circostanti.
Oggi Giovanna va in canoa con Flavio, ed ancora una volta mi stupisce per l'energia con cui pagaia
Giovanna e Flavio in canoa
Pausa pranzo tra le rovine di un antico porto romano
Bimbe in canoa da sole.
La sede notturna si trovava nella scuola di Poggio di Otricoli, un'altro sobborgo collinare, a circa 15 Km dallo sbarco.
Ancora una volta il viaggio tra le strette e tortuose strade delle campagne coltivate e fiorite è un piacere.
La scuola in cui trascorriamo la notte ha solo 2 aule.
In una si sistemano i fratelli Bini.
Per evitare i loro terribili rumori notturni, tutti gli altri affollano dapprima la seconda aula, poi anche i corridoi, l'entrata, e perfino l'antibagno.
Ancora una volta gradevoli docce calde.
In attesa della cena molti discutono, scherzano e prendono un aperitivo sui camper parcheggiati appena fuori.
Per la cena dobbiamo percorrere ancora alcuni chilometri in macchina e raggiungere Otricoli.
Camminiamo per stradine irregolari, e viuzze pavimentate in pietra, tra le vecchie case del centro, e godiamo della splendida vista panoramica della valle del Tevere, accarezzati da una gradevole brezza primaverile all'ora del tramonto.
Vie di Otricoli
Panorama valle del Tevere vista da Otricoli
Tramonto ad Otricoli
La cuoca svela i segreti delle sue ricette
Sulla strada per ritornare a Poggio, prima di andare a dormire, avremmo avuto un altro incintro emozionante.
Su una strada poco frequentata in collina abbiamo incrociato un grosso istrice che attraversava la strada di fronte a noi.
Si tratta di un animale molto più grande del comune riccio, ed è in grado di lanciare i lunghi aculei che porta sulla schiena.
Invece di appallottolarsi come fanno i ricci, si è fermato in mezzo alla strada fissandoci con aria minacciosa e tutti gli aculei rizzati.
Come sempre, al mattino ci si mette in moto piuttosto presto.
Oggi dobbiamo percorrere in auto un tratto di strada piuttosto lungo per raggiungere l'imbarco, a valle della diga di Castel Giubileo alla periferia di Roma.
Quando partiamo da Poggio di Otricoli, in collina, possiamo vedere poco sotto di noi l'intera valle del Tevere occupata dalla nebbia.
Nebbia nella valle del Tevere
Il posto per la partenza è un bello spiazzo erboso, fiancheggiato da una sorta di mini Zoo con aniali insoliti.
Oggi scendiamo con la nostra flotta al completo (entrambi i Prospector 16).
Nel tratto iniziale provo la canoa da wild water di Jurg, che invece scende con Emma sulla canoa di legno.
Jurg ed Emma
Arrivo al circolo dopolavoro ATAC di Roma
All'arrivo siamo accolti da canti festosi e da un grande interesse.
Pranziamo all'aperto, su un bel prato, all'ombra di enormi alberi.
Vengono serviti pasta alle cotiche e fagioli, insalata fredda d'orzo, e panini alla porchetta.
Pranzo all'aperto al circolo dopolavoro ATAC di Roma
Valerio, Emma, e Francesca.
Vicino a noi si esibisce un gruppo musicale, e alcuni si divertono a ballare.
Dopo aver caricato l'attrazzatura sull'auto, dopo una bella doccia, dopo aver salutato molti compagni di avventura, siamo pronti a partire per la nostra prossima destinazione: il lago di Barrea, in Abruzzo, ove si sarebbe svolto un'altro interessante raduno di canoa. Lì avremmo reincontrato molti dei compagni di discesa conosciuti sul Tevere.