Il diabete è una malattia caratterizzata dall'aumento dei livelli di glucosio nel sengue.
Dipende da un deficit di insulina: un ormone prodotto dal pancreas, e che serve a regolare l'assorbimento del glucosio dal circolo sanguigno ai tessuti.
Può provocare gravi danni alla circolazione sanguigna, al tessuto nervoso, ed a molti organi (reni, cuore, encefalo,...)
La retinopatia diabetica è una malattia progressivamente degenerativa della retina, cioè dello strato sensibile alla luce, che serve per "raccogliere" le immagini che vengono focalizzate nell'occhio per poterle trasmettrere al cervello.
Dipende principalmente da disturbi della circolazione retinica, che si manifestano con alterazioni della pemeabilità dei vasi sanguigni (fenomeni di essudazione, e fenomeni di ischemia (per compromissione dell'irrorazione).
Può provocare un rigonfiamento edema retinico in grado di compromettere la normale visione.
Nei casi più gravi puo generare emorragie e provocare il distacco retinico trattivo.
Il diabete è una malattia molto diffusa.
In Italia circa 1.710.000 persone sono affette da diabete mellito (circa il 3% dell'intera popolazione, ma le percentuali sono molto più alte se si considerano solo gli adulti e gli anziani).
Si tratta di una malattia che può colpire chiunque, indipendentemente dal sesso, l'età e la razza ma ci sono persone che rischiano di più:
La retinopatia diabetica è diventata la principale causa
di nuovi casi di cecità tra gli adulti, negli Stati Uniti e nei paesi
industrializzati.
Assieme ad altre malattie della retina rappresenta la principale causa di cecità in Italia (1861 persone, corrispondenti al 33% degli iscritti all'Unione Italiana Ciechi nel 1989).
Il rischio di sviluppare la retinopatia diabetica ed i danni conseguenti aumenta se:
Le immagine delle retine di un paziente con retinopatia diabetica, come risultano ad un esame fluorangiografico.
Le retine sono vistosamente ischemiche.
In occhio sinistro (immagine di destra) è evidente una notevole diffusione di colorante da parte di neovasi della papilla ottica.
Sono presenti molti microaneurismi.
La regione maculare è edematosa e con essudati duri.
Purtroppo circa un terzo dei pazienti diabetici non sanno di essere affetti da questa malattia, o non la curano.
Sebbene il rischio di sviluppare la retinopatia diabetica aumenta con l'aumento della durata del diabete, in alcuni casi i disturbi retinici compaiono anche piuttosto precocemente, ed in alcuni casi è il riscontro della retinopatia diabetica che consente di scoprire il diabete.
I pazienti diabetici dovrebbero eseguire almeno 1 volta all'anno un esame stereoscopico del fondo oculare con pupilla dilatata, e visite oculistiche periodiche.
I gravi deficit visivi provocati dalla retinopatia diabetica possono in gran parte essere prevenuti, se la malattia viene riconosciuta e trattata per tempo.
Inoltre il glaucoma, la cataratta ed alcune malattie dela cornea sono più frequenti nei pazienti diabetici ed aumentano il rischio di cecità.
Alcuni studi hanno dimostrato che un efficace trattamento della retinopatia diabetica può ridurre del 94% il rischio di un grave deficit visivo.
È consigliabile infine:
Oltre alla necessità di curare al meglio il diabete, sono stati proposti una serie di trattamenti medici, parachirurgici (laser), e chirurgici.
È stato proposto l'utilizzo di farmaci antiaggreganti piastrinici per ridurre il rischio di occlusione dei vasi del microcircolo, e per prevenire l'ischemia retinica.
Questo effetto purtroppo non si è dimostrato reale utilizzando l'acido acetilsalicilico (aspirina) in dei graossissimi studi clinici realizzati in passato.
Alcuni oculisti consigliano l'assunzione di sostanze "vasoprotettrici" ma non mi risulta che attualmente esista alcuno studio clinico di un certo peso che ne dimostra la reale efficacia.
L'efficacia della fotocoagulazione retinica argon laser è stata dimostrata con certezza, nel ridurre le complicanze della retinopatia diabetica.
Il trattamento consiste nel produrre delle "scottature" di precisa intensità (utilizzando un raggio luminoso selettivamente assorbito a livello retinico), per distruggere il tessuto retinico ischemico e ridurre la neovascolarizzazione retinica.
In alcuni casi viene utilizzato per ridurre l'edema (rigonfiamento) della parte centrale della retina, che compromette la visione.
Il trattamento normalmente non richiede ricovero, spesso richiede più di una seduta, e viene realizzato dopo aver dilatato la pupilla, applicato un collirio anestetico ed una apposita lente a contatto.
Solo alcuni pazienti possono essere vantaggiosamente trattati con il laser.
Le indicazioni possono essere definite con un esame stereoscopico del fondo oculare a pupilla dilatata, e con la fluorangiografia (un esame fotografico del fondo oculare realizzato sfruttando le proprietà di un colorante, che, iniettato in una vena del braccio, consente di visualizzare nei dettagli la circolazione retinica).
Non bisogna aspettarsi un miglioramento visivo dopo il trattamento.
Lo scopo è di distruggere la retina ischemica per ridurre lo stimolo che genera neovasi retinici.
Tali neovasi possono infatti provocare emorragie, trazioni vitreo-retiniche (fino al distacco retinico trattivo), e glaucoma neovascolare (ribelle ai trattamenti).
Si tratta quindi di un trattamento demolitivo, che generalmente non migliora la vista.
È dimostrato invece, che, chi si sottopone al trattamento, a distanza di tempo ha una probabilità molto inferiore di sviluppare un grave deficit del visus.
Gli interventi chirurgici di vitrectomia vengono eseguiti in presenza di emorragie persistenti, nella parte posteriore dell'occhio, dietro il cristallino e davanti alla retina.
Pare che questi interventi abbiano un effetto benefico anche sull'edema maculare (il rigonfiamento della parte centrale della retina).
Talvolta si associa la rimozione di membrane neovascolari epiretiniche (sulla superficie della retina).
In alcuni casi la chirurgia è necessaria per trattare un distacco retinico da trazione provocato dal diabete.